martedì 20 agosto 2013

20 AGOSTO: FESTA DELLA CHIESA, FESTA DELLO STATO. SI CELEBRA STEFANO, SANTO E RE D’UNGHERIA

Santo Stefano Re d'Ungheria
“Se vuoi che la tua corona reale sia circondata dal rispetto proteggi la tua fede cattolica e apostolica con una cautela e accortezza tali da essere di esempio a  tutti quelli che Dio ti ha sottoposto come sudditi e in modo che ogni uomo di Chiesa possa giustamente definirti vero seguace della professione di fede cristiana…”

…ha azt akarod, hogy királyi koronádat megbecsülés övezze, olyan elővigyázatossággal és körültekintéssel óvd katolikus és apostoli hitedet, hogy példaképül szolgálj mindazoknak, akiket Isten alattvalóiddá tett, és minden egyházi ember méltán nevezhessen téged a keresztény hitvallás igaz követőjének....

Con queste parole Santo Stefano (Szent István) primo re d’Ungheria istruisce il figlio, il principe Emerico (Imre), in una delle disposizioni di morale che insieme a due codici di leggi costituiscono l’unica fonte scritta risalente al sovrano magiaro di cui abbiamo diretta prova. Da queste poche righe si evince il profondo legame che Stefano instaura tra il suo regno e la cristianità come credo religioso. L’opera di Stefano si sviluppa tutta intorno all’anno mille anno in cui peraltro, secondo alcune fonti, si colloca la sua incoronazione grazie anche agli interventi degli imperatori Ottone II e Ottone III presso il Papa Silvestro II. Sono gli anni del Sacro Romano Impero ed è anche grazie a questa influenza che il principato magiaro guidato da Géza, padre di Stefano, sceglie di cristianizzare la nazione magiara che ormai da poco più di un secolo si è stanziata definitivamente nel bacino territoriale dei Carpazi. La scelta cristiana “occidentale” che con Géza sembra dettata più da ragioni di opportunismo politico, specie in un periodo in cui vige un aspro confronto con il mondo bizantino orientale, è confermata convintamente da Stefano che stabilendo il Regno d’Ungheria (Magyar Királyság) è a pieno titolo il fondatore (államalapító) dello stato ungherese. Re Stefano è artefice di un sistema di amministrazione completamente innovativo per l’epoca. La geografia politica dello stato viene ridisegnata e nasce l’esercito del re. Anche il sistema fiscale è nuovo con l’introduzione di imposte sulla rendita che entrano a far parte del tesoro privato del sovrano. Con la registrazione delle leggi e l’inserimento in diplomi delle ordinanze, il diritto del re sostituisce le consuetudini popolari (népjog) e si assiste allo sviluppo delle forme scritte, probabilmente tra le prime in assoluto dell’epoca. La politica estera del primo re d’Ungheria è pacifica e segue le regole del buon vicinato essendo rivolta tutta la sua attenzione principalmente al consolidamento del nuovo stato ungherese nel bacino dei Carpazi. Parallelamente alla riorganizzazione amministrativa Re Stefano si occupa personalmente della definizione della struttura ecclesiastica sul territorio in vescovati e parrocchie seguendo così il modello occidentale. L’azione del monarca è permeata profondamente dal suo credo religioso anche negli aspetti che riguardano la sfera pubblica della vita dei suoi sudditi che deve essere informata dai dettami del cristianesimo. Né è un esempio la tredicesima disposizione del primo codice di re Stefano che in sostanza equipara il peccato al reato.

“Se qualcuno è negligente nell’osservanza del cristianesimo e si dimostra insuperbito nella stupidità della negligenza, il vescovo giudichi ciò ha commesso contro il cristianesimo secondo le istruzioni dei canoni sulla base dell’entità del peccato. Se invece è refrattario e non accetta in modo equo la pena elargita, venga colpito dalla stessa sentenza fino alla settima volta. Se alla fine dovesse mostrarsi ancora refrattario e resistente venga consegnato alla magistratura del re, ossia al difensore della cristianità.”

Ha valaki a kereszténység megtartásában hanyag és hanyagság ostobaságától felfuvalkodott, azt, amit a kereszténység ellen elkövetett, a püspök a vétek minőségétől függően a kánonok tanításai szerint ítélje meg. Ha pedig ellenszegülőként a rá rott büntetést méltányosan nem fogadja el, ismét ugyanazzal az ítélettel sújtsák, egészen a  hetedik alkalomig. Végül ha mindezek után is ellenszegülő és ellenálló lenne, adják át a királyi bíróságnak, vagyis a kereszténység védelmezőjének.

Questo servizio reso al cattolicesimo come suo difensore e divulgatore vale a Stefano, primo re d’Ungheria, un altro primato, quello di essere il primo santo ungherese proclamato tale a soli 45 anni dalla morte per volontà di un altro sovrano magiaro cattolico, Ladislao I (I László) e con la benedizione di Papa Gregorio VII. Il culto di Santo Stefano assume dunque una dimensione universale e millenaria. La data di canonizzazione, il 20 agosto 1083, diviene il riferimento per le celebrazioni in suo onore.
Il pane nuovo frutto delle mietiture dei mesi estivi

L’importanza che il 20 agosto riveste nella vita di ogni ungherese è costante fino ai giorni nostri e non passa inosservata nel secolo scorso nemmeno agli esponenti del Partito Comunista che utilizzano questa stessa data probabilmente per affrancarsi dalle accuse a loro carico e provenienti da più parti di tradimento della cultura ungherese a favore della vocazione internazionalista.  Nell’immediato secondo dopoguerra spostano infatti un’altra significativa ricorrenza della tradizione popolare magiara, la festa del pane nuovo (új kenyér), fino ad allora rievocata a fine giugno nel giorno degli apostoli Paolo e Pietro,  così da farla coincidere proprio con le celebrazioni in onore di Santo Stefano. Inutile dire che per il Partito Comunista, per cui ogni forma di culto era osteggiata, la figura di Stefano è riconosciuta solo (e comunque) per la sua centralità storica nella vita della nazione e dello stato ungherese. Ne è la prova il divieto della processione della reliquia della mano destra del re e santo vigente durante tutti gli anni del regime. Di fronte alla rilevanza di questa festività il sistema comunista non può che provare a farne emergere aspetti più “accettabili” guardandosi bene dal disconoscerla in toto. In questa scia si inserisce un ulteriore contributo alla “secolarizzazione” del ricordo di Re Stefano, vale a dire l’entrata in vigore proprio il giorno 20 di agosto del 1949 della nuova costituzione ungherese di matrice sovietica. Da allora il 20 agosto è pertanto ufficialmente, fino al 1989, anche festa della Costituzione della Repubblica Popolare d’Ungheria.  In conclusione, che sia  ricordato come re, come santo o con entrambi i titoli Stefano incarna un’idea di stato e di nazione ed è il riferimento imprescindibile dell’ungheresità.
                                                            
                                                               *          *          *

Come ogni anno i festeggiamenti per Santo Stefano d’Ungheria si dividono in un ricco programma di eventi civili e religiosi che coinvolgono l’intero paese ma che  hanno comunque come fulcro Budapest. I momenti principali della giornata sono il giuramento militare dei cadetti dell’Università Nazionale del Pubblico Servizio in Piazza degli Eroi (in mattinata), la processione della Santa Destra (Szent Jobb) che muove di pomeriggio dalla Basilica di Santo Stefano e lo spettacolo pirotecnico che in serata chiude gli appuntamenti con un lungo programma sincronizzato di fuochi e musica nello scenario panoramico del Danubio.

Per consultare la programmazione ufficiale sul sito del Governo leggi qui in ungherese e in inglese