sabato 27 aprile 2013

IN EUROPA CRESCE L'ATTENZIONE SULL'UNGHERIA. VIKTOR ORBÁN RASSICURA E AMMONISCE."NO AL DOPPIO STANDARD DI GIUDIZIO"

Orbán Viktor incontra i parlamentari del PPE
Orbán Viktor ha preso parte a Strasburgo la sera del 16 aprile ad una riunione del gruppo parlamentare del Partito Popolare Europeo (PPE) presieduta dal capogruppo Joseph Daul. In quella sede il Primo Ministro ha risposto alle domande degli eurodeputati sulla situazione ungherese. “E’ stata cosa buona oggi essere ungherese in questo contesto” ha dichiarato Orbán ai giornalisti dopo l’audizione al PPE. “Durante l’incontro sono emerse questioni concrete perché sono molte le circostanze difficilmente comprensibili ed i frequenti fraintendimenti nella stampa internazionale”. Il politico ungherese ha definito sciocchezze alcune posizioni sulla presunta criminalizzazione dei senza-fissa-dimora, sull’indipendenza del potere giudiziario messa in pericolo e secondo le quali la Corte Costituzionale non potrebbe esaminare le leggi cosiddette “dei due terzi”, ricordando che nella Legge Fondamentale sono contenuti elementi già conosciuti nella prassi degli altri paesi. Orbán Viktor è parte integrante del PPE , figura tra i suoi leader di punta  - considerando che attualmente è anche un capo di governo - e ne è stato vice-presidente per ben tre volte. “Nel Partito Popolare siedono i nostri amici - ha detto alla stampa ungherese – quei parlamentari appartengono alla nostra famiglia politica e lo scopo di questa discussione è stato quello di sincronizzare gli orologi”. Il Primo Ministro ha sottolineato come durante il dibattito, da lui definito amichevole, siano state poste domande prevalentemente di natura giuridica e che nessuna di esse abbia attaccato la costituzione ungherese. A suscitare maggiori preoccupazioni sono state piuttosto le questioni relative al particolare trattamento fiscale delle società straniere operanti in Ungheria e alla campagna del governo a favore dell’abbattimento delle spese delle famiglie (rezsicsökkentés), temi che ovviamente stanno a cuore ad eurodeputati che hanno la stessa nazionalità delle imprese coinvolte. Il peso dell’elemento economico nella ondata di discredito proveniente spesso da una parte della stampa internazionale non è ritenuto per nulla secondario dal governo magiaro. In una recente intervista al quotidiano Népszabadsag il responsabile del governo per le comunicazioni internazionali Ferenc Kumin, interpellato sulla natura delle critiche a Orbán espresse dal cancelliere Angela Merkel, ha fatto notare come ad esempio “a buttare benzina sul fuoco siano anche le aziende tedesche del settore energetico e delle telecomunicazioni che nel vedere i propri interessi intaccati contribuiscono a creare in una parte influente del pubblico tedesco un’immagine di noi particolarmente distorta”.   Orbán ha infine congedato i giornalisti confermando che non avrebbe preso parte l’indomani (mercoledì 17 n.d.r.)  al dibattito sull’Ungheria al Parlamento Europeo non solo perché in partenza per i coincidenti funerali di Margaret Thatcher ma perché esso era già stato calendarizzato da tempo. Il leader del FIDESZ ha però garantito la sua presenza a Strasburgo per fine giugno inizio luglio quando si discuterà probabilmente delle conclusioni dei lavori della Commissione libertà civili, giustizia e affari interni (LIBE) del Parlamento Europeo sul rapporto Tavares. Inoltre restano da ultimare anche le valutazioni tecniche in punta di diritto della Commissione Europea. 
Alla vigilia del dibattito di Strasburgo l’eurodeputato del FIDESZ József Szájer ha auspicato “che si discuta su fatti concreti  con la possibilità di confrontare le esperienze”. “Non è corretto - ha continuato il politico ungherese - che con l’Ungheria si adotti un doppio standard di giudizio” così come è altresì “moralmente nonché politicamente inaccettabile che nei suoi confronti si creino delle aspettative che magari non valgono parimenti per altri paesi membri dell’ Unione”.
Viviane Reding al dibattito sull'Ungheria

Il concetto di garanzia di imparzialità e oggettività delle valutazioni legali della Commissione è stato confermato in sede di seduta plenaria dal Vice-Presidente Viviane Reding (nella foto) che però ha espresso le sue preoccupazioni  su tre punti specifici riguardanti le modifiche della Costituzione (leggi a proposito un passato articolo sul blog): una clausola che introdurrebbe una tassa ad hoc per i cittadini ungheresi e che servirebbe a pagare eventuali sanzioni dell'UE, il trasferimento di casi da una corte di giustizia all'altra e il divieto di fare campagna elettorale nei media. La Reding ha tuttavia assicurato che non si aspetterebbe la fine di giugno nel caso si ravvisassero gli estremi per iniziare una procedura di infrazione.  Ad intervenire anche il ministro irlandese agli Affari europei Lucinda Creighton a nome della presidenza di turno del Consiglio ribadendo che la situazione ungherese sarà discussa dalla Commissione in quanto unico organo garante dei trattati e responsabile della conformità ad essi delle legislazioni dei singoli stati. La discussione all’europarlamento, dal titolo “L’Ungheria e lo stato di diritto” ha in seguito risentito della contiguità politica con il partito di Orbán dei deputati che hanno preso la parola.  Profondamente critici Guy Verhofstadt leader del gruppo liberale ALDE - tra i promotori del dibattito - che ha paventato la possibilità del ricorso all’articolo 7 del Trattato sull’Unione Europea, che prevede in casi di violazioni gravi e persistenti anche la sospensione del diritto di voto in seno al Consiglio, e la socialista Hannes Swoboda che è andata oltre sino a citare episodi di anti-semitismo magiaro. Più indulgenti le posizioni di chi, come il popolare Frank Engel, ha rilevato la sterilità del dibattito, e del polacco Zbigniew Ziobro, conservatore dell’EFD, che nel suo intervento ha proposto di verificare il rispetto dei principi dell’UE negli altri stati membri invitando a non trattare l’Ungheria come il capro espiatorio di turno.

Intanto mercoledì e giovedì scorso la Commissione di monitoraggio del Consiglio d’Europa ha votato due volte, nella forma e nel merito, la richiesta di inserimento nell’ordine del giorno dell’Assemblea parlamentare dell’apertura di una procedura nei confronti dell’Ungheria. Il voto ha restituito il quadro di una Commissione spaccata. La conservatrice Jana Fischerová ad esempio, pur non negando la sua adesione al documento comune sull’Ungheria si è dimessa dalla carica di co-relatore della mozione perché da lei definita troppo “parziale e viziata dal pregiudizio”.  Il parere scritto della Commissione, approvato con una maggioranza di 21 a 20,  impegna ora l’ufficio dell’Assemblea che dovrà pronunciarsi sull’apertura di una procedura cosiddetta di controllo. In caso di risposta affermativa il testo del parere verrà sottoposto all’aula nella sessione di giugno. Secondo il documento  della Commissione, (consultabile integralmente qui) che racchiude le conclusioni di circa due anni di lavori sulla situazione magiara, compresa una lunga serie di viaggi dei suoi emissari in Ungheria,  “desta preoccupazione l’erosione del sistema democratico di checks-and-balances“. Seri dubbi anche sulla capacità dell’Ungheria ”di rispettare gli impegni presi al momento della sua adesione al Consiglio d’Europa in fatto di democrazia, diritti umani e stato di diritto”.  Sotto accusa in particolare il modo definito “frettoloso e opaco” con cui vengono approvate le leggi cardinali definite quasi uno strumento di cui la maggioranza di governo si servirebbe per aggirare  la Corte Costituzionale. Venisse approvata, sarebbe la prima volta di una procedura di controllo nei confronti di un paese dell’UE, laddove in passato erano stati “monitorati” solo paesi balcanici ed ex membri dell’URSS.

Fonti: nol.hu,europarl.europa.eu,hirado.hu,orbanviktor.hu,assembly.coe.int

Nessun commento:

Posta un commento