martedì 16 aprile 2013

16 APRILE, SI RICORDANO GLI EBREI UNGHERESI VITTIME DELL’OLOCAUSTO. STORIA E MEMORIA

Il 16 aprile è il Giorno della Memoria delle vittime ungheresi dell’Olocausto. La data, che non corrisponde con la giornata della memoria che viene celebrata a livello internazionale  il 27 gennaio sulla base della risoluzione ONU 60/7 del 2005, è stata decisa nel 2000 dall’Assemblea Nazionale ungherese sotto il primo governo Orbán. Il 16 aprile 1944 incominciava la ghettizzazione degli ebrei ungheresi nella regione della Transcarpazia (o Rutenia subcarpatica, in magiaro Kárpátalja). A partire da quella data 400.000 di essi conobbero l’esperienza dei campi di concentramento e delle deportazioni dall’Ungheria verso i campi di Auschwitz-Birkenau. In seguito il regime nazionalsocialista di Hitler avrebbe puntato anche all’annientamento di altri gruppi sociali quali rom, omosessuali e disabili.

L’Ungheria viene invasa dalle truppe tedesce nel marzo del 1944 e con esse è operativa anche l’unità speciale del Sondereinsatzkommando (SEK) che sotto la guida diretta di Adolf Eichmann, l’allora direttore del Dipartimento per gli affari ebrei all’interno dell’ Ufficio centrale di sicurezza del Reich, si occupa della “degiudeizzazione” del paese. Sotto la pressione nazista il reggente d’Ungheria, l’ammiraglio Miklós Horthy, rimpiazza alla guida del governo un riluttante Miklós Kállay con il filo-tedesco Döme Sztójay. Il governo Sztójay si rende subito protagonista dell’approvazione di tutta una serie di decreti discriminatori nei confronti degli ebrei ungheresi volti ad isolarli e a separarli materialmente dalla società cristiana. Ad 825.000 ungheresi viene fatto così divieto di lasciare il territorio nazionale nonché le proprie zone di residenza, essi devono lasciare i posti di lavoro e i loro beni sono sequestrati. Viene imposto poi il “marchio” classico della stella di Davide gialla.

La prassi è insomma quella comune a tutte le legislazioni anti-giudaiche adottate nei paesi alleati in maniera più o meno volontaria del regime hitleriano. “Il reale governo ungherese dovrà ripulire il paese dagli ebrei in poco tempo”. Queste le parole contenute in uno dei decreti emanati dal segretario di stato del Ministero dell’Interno László Baky e che sono probabilmente il primo atto della deportazione che inizia nella provincia magiara ed in particolare nelle aree settentrionali ed orientali, la Transcarpazia,  l’Alta Ungheria (Felvidék) e il nord della Transilvania. Tra la metà del mese di aprile e i primi di luglio del 1944 le operazioni di raccolta in ghetti sono pressocchè completate in tutto il paese, in ultimo a Budapest. 437.000 ebrei vengono in questo modo “ammassati” e costretti alla sofferenza e a condizioni di vita disumane. Ha così inizio sin dalla metà di maggio la seconda fase del genocidio, quella cioè della deportazione. Si calcola, secondo dati ufficiali dell’epoca, che tra il 15 maggio ed il 7 giugno le deportazioni proseguono dai distretti magiari VIII-X (secondo la nuova divisione amministrativa nazista) al ritmo di quattro treni al giorno (92 totali nell’intero periodo) . Ogni treno consta di 45 vagoni con una capienza di 70 uomini ciascuno. All’arrivo ai campi di concentramento gli ebrei vengono poi smistati ai campi di lavoro oppure direttamente alle camere a gas se cagionevoli o malati. Nel luglio 1944 in Ungheria restano solo gli ebrei di Budapest e quelli occupati nei lavori forzati.

La situazione interna risente presto dei rivolgimenti internazionali che registrano per Hitler sempre maggiori difficoltà belliche, un montante risentimento dell’opinione pubblica mondiale per i massacri perpetrati ad Auschwitz  e l’uscita dall’alleanza con l’Asse della Romania che dichiara subito guerra alla Germania. A quel punto Miklós Horthy ferma le deportazioni  e sfiducia il governo Sztójay. Compito principale del capo del nuovo esecutivo, il generale Géza Lakatos, sarà quello di studiare l’uscita dell’Ungheria  dall’alleanza con la Germania magari con la firma di un armistizio separato con l’Unione Sovietica.  A quel punto i tedeschi prendono direttamente l’iniziativa deponendo il reggente d’Ungheria Horthy  e costituendo il 15 ottobre del 1944 un governo fantoccio guidato da Ferenc Szálasi, leader del Partito della Croce frecciata (Nyilas Keresztes Párt) di ispirazione nazista. Le deportazioni riprendono e interessano particolarmente Budapest da dove almeno 50.000 ebrei  vengono condotti nei campi di concentramento di un Reich sempre più in rovinoso declino. I crocefrecciati (nyilasok) compiono violenze ed assassinii ai danni degli ebrei anche nella stessa capitale ungherese. Sarà solo nel gennaio del 1945 che l’intervento degli Alleati riuscirà a porre fine alla macchina del genocidio.
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Il Giorno della memoria delle vittime ungheresi dell’Olocausto, organizzato sotto il patrocinio del Governo ed in particolare del Ministero della Pubblica amministrazione e della Giustizia, prevede un programma fitto di appuntamenti le cui location privilegiate sono il Museo della Casa del Terrore (Terror Háza Múzeum) al civico 60 di Via Andrássy e il Centro della Memoria dell’Olocausto di Via Páva nel distretto VIII della capitale. Il primo, di cui il nostro blog ha già parlato in un precedente intervento, è tristemente noto per aver ospitato dal 1937 in poi - molto prima della polizia politica comunista - altri inquilini dalla fama altrettanto nefasta, vale a dire il movimento nazista dei crocefrecciati per diventare a partire dall’autunno del 1944 prigione e centro di raccolta e tortura di ebrei e oppositori politici. Via Páva, dove sorgeva la seconda sinagoga di Budapest, è stata invece scelta nel 2002 come area adibita ad ospitare il Centro della Memoria dell’Olocausto, vero e proprio capolavoro di arte moderna, opera dell’architetto contemporaneo Frank Owen Gehry già realizzatore del Guggenheim di Bilbao. Il centro opera come istituto culturale e di ricerca ed è anche sede di una fondazione.
Sessanta paia di scarpe in ferro fuso come monumento agli ebrei caduti


Il programma di oggi prevede a fine giornata una fiaccolata silenziosa sul lungo-Danubio, in un tratto compreso tra il ponte delle catene e il ponte Margherita, lato Pest, nei pressi di un monumento commemorativo (vedi foto) in un luogo simbolo delle esecuzioni sommarie subite da ebrei ungheresi e da chi, come la suora cattolica Salkaházi Sára beatificata da Benedetto XVI nell’aprile del 2006, li aveva aiutati o nascosti. Commemorazioni ufficiali con mostre, momenti di preghiera e concerti anche nelle città di Pécs e Hódmezővásárhely, dove parlerà anche il Ministro della Difesa Csaba Hende. 
Le celebrazioni avranno una loro coda con l’appuntamento di domenica 21 aprile quando alle 16 si svolgerà a Budapest la abituale Marcia della Vita promossa dalla omonima fondazione e che quest’anno avrà come ospite d’onore Agnes Hirschi, figlia del console svizzero Carl Lutz che salvò la vita di centinaia di ebrei ungheresi.

Per la versione inglese del programma ufficiale delle commemorazioni consulta il sito ufficiale del Governo.

Fonti: holokausztaldozatai.kormany.hu

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