sabato 23 febbraio 2013

"VA MEGLIO MA NON E' ABBASTANZA" IL DISCORSO SULLO STATO DELLA NAZIONE DI VIKTOR ORBÁN



Si è tenuto ieri presso il Millenaris Teatrum di Budapest il tradizionale évértékelő beszéd,(per la galleria fotografica clicca qui) il discorso sullo stato della nazione, una sorta di bilancio dell’anno trascorso, il quindicesimo per il primo ministro Viktor Orbán. Il primo discorso risale al 1999 e da allora Orbán ha annualmente onorato l’appuntamento - promosso dall’ Associazione Ungherese per la Cooperazione Civica - anche solo in veste di presidente del FIDESZ. Questo discorso, come ha ricordato il ministro delle risorse umane Zoltán Balog in veste di presidente dell’ Associazione e di padrone di casa, non è solo una “questione di politica, di economia, di sfide quotidiane, di benessere, di Stato, di cultura ma una questione personale”.  Per chi governa e amministra la cosa pubblica è una “questione di reputazione personale interrogarsi su che paese lascia alle generazioni future”. Questo è il contesto in cui il primo ministro prende la parola.

“Nel 2010” - anno della vittoria alle ultime elezioni politiche - “è iniziata una nuova era” - ha orgogliosamente sottolineato Orbán. Il popolo ungherese dopo decenni di sottomissione a potenze straniere “ha preso in mano il proprio destino”. Il popolo ha riconosciuto che la soluzione non è il “continuo allineamento, il deferente adattamento, l’ereditaria rincorsa alla conformità” in altre parole la “debolezza” e nel 2010 ha creato “l’unica maggioranza parlamentare di 2/3 in Europa”. “Da allora” - ha continuato il primo ministro -  “abbiamo realizzato tutto quello che ci hanno rinfacciato essere impossibile. Gli ungheresi non lavorano più al servizio degli stranieri né tantomeno sono i banchieri e i burocrati stranieri che devono dirci che tipo di Costituzione possiamo darci o quando e come dobbiamo aumentare i  nostri stipendi e le nostre pensioni”.

La frase più ricorrente in un discorso ricco di metafore, di riferimenti storici, di patriottismo e di speranze è quella che forse meglio racchiude il senso della realtà dei fatti:  “l’Ungheria si muove meglio che nel passato ma non ancora abbastanza.” Ricca è  la rassegna dei successi conseguiti. In Ungheria “la gestione della crisi è più efficace rispetto agli altri paesi europei”. Il paese è performante “nel rendere più facile la vita quotidiana delle persone, nelle politiche di sostegno alle famiglie, in materia di pensioni, nel rispetto della dignità del lavoro, nella crescita delle forze di polizia - che contano 3500 unità in più da quando è in carica il nuovo governo – e nel taglio delle spese inutili ”.  Sul fronte della sanità novantamila dipendenti hanno visto i propri stipendi maggiorati e sono in corso ben 439 investimenti nel settore. Ma il più grande successo a detta del primo ministro sono i risultati conseguiti nel campo dell’integrazione sociale. In particolare  ha ricordato, con visibile soddisfazione, che dei 261 mila che hanno preso parte a programmi governativi di inserimento nel mondo del lavoro ben 54.750 sono rom. Secondo Orbán i dati dell’anno appena trascorso dimostrano “che  gli ungheresi non hanno lavorato invano”. Ciononostante  ci sono ancora molte cose da fare. Per questo motivo continuerà l’azione del governo in difesa dei posti di lavoro e  saranno varati programmi specifici per chi vive solo di stipendio.

Il primo ministro ha catalogato il ventennio intercorso tra il 1990 ed il 2010 come un periodo di transizione e per questo di incertezze in cui “ci siamo curati di liquidare il passato senza costruire il futuro e ora la cosa più importante è avere una chiara visione dei prossimi venti anni. ” Orbán fissa quindi senza indugio e  con estrema chiarezza quelli che sono obiettivi di lunghissimo termine, gli obiettivi del ventennio venturo: la fine della dipendenza finanziaria ed energetica, l’ affrancamento dal debito estero, la riduzione del calo delle nascite, la piena occupazione per chi ha scelto di realizzarsi in Ungheria, l’ingresso dell’economia ungherese nelle prime 30 economie più competitive, l’apporto di non più di 15-20 multinazionali ungheresi nel rafforzamento della posizione del paese nell’economia globale, il debito pubblico entro la soglia del 50% del PIL, il novero di sempre più università ungheresi tra le prime 200 del mondo e la qualità della vita ungherese superiore alla media europea.

Con una nota di sarcasmo verso le poco rosee previsioni dell’ Unione Europea sulla situazione ungherese, Orbán ha confermato che il rapporto deficit-PIL sarà sotto il 3% già a partire dall’anno in corso e che non deve essere  trascurato il fatto che l’Ungheria nel 2012 ha tenuto sotto controllo le sue finanze riducendo il suo debito pubblico, caso unico quello ungherese - ha ricordato il capo del governo - insieme a soli altri quattro paesi membri. Nel discorso si registra anche una critica ai socialisti colpevoli, negli anni in cui hanno governato, di aver dato un calcio ad un patto storico. Nel 1989, secondo Orbán, è stato sottoscritto infatti un patto storico: l’Ungheria non avrebbe più ripetuto gli errori dell’era Kádár pagando le proprie spese sociali attraverso il credito estero. “Noi” – ha ribadito – “a costo di impoverirci non finanzieremo né le spese del welfare,  né i nostri sussidi, né gli aumenti senza copertura necessaria dei salari con il credito estero”.

Il pensiero di Orbán va infine ai giovani. Il compito del governo è di dare il suo contributo perché l’Ungheria diventi un posto dove si può costruire il proprio futuro con “lavoro duro e responsabile indipendentemente dalle origini”. “Per questo” - ha concluso il primo ministro - “è normale il desiderio di vedere in mezzo a noi almeno per un certo periodo i nostri giovani capaci e tecnicamente formati grazie ai soldi del contribuente ungherese. Per questo è importante che i nostri figli investano qui nei loro studi perché solo in questo modo potranno trasmettere ai loro figli, i nostri nipoti, quell’esperienza che a loro volta hanno avuto da noi”.
La chiusura del discorso è il consueto motto “Hajrá, Magyarország, hajrá, magyarok!” Forza Ungheria! Forza Ungheresi!   

(Fonti: hirado.hu/orbanviktor.hu)

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