giovedì 14 febbraio 2013

LE DIMISSIONI DI BENEDETTO XVI NEI MEDIA UNGHERESI



Új időszámítás kezdődik “, inizia una nuova era. Queste sono le parole con cui il portale dell’informazione pubblica hirado.hu apre la cronaca dettagliata sulle dimissioni di Benedetto XVI dal soglio pontificio, un fatto la cui portata storica non ha che un solo precedente in epoca medioevale. A tal proposito il Magyar Hírlap pone il problema dell’assenza di una qualsiasi regolamentazione della fattispecie, spiegabile con la natura gerarchica della carica papale,  e prefigura persino il rischio di uno scisma all’interno della Chiesa visto che c’è chi potrebbe considerare la figura del Papa come tale in eterno. 

Mons. Kovács Gergely, capo dell’Ufficio dello Staff del Pontificio Consiglio della Cultura, intervistato dal Magyar Nemzet oltre a ricordare come Benedetto XVI  avesse già in un certo senso anticipato la possibilità delle dimissioni in interviste e discorsi passati, rassicura sul fatto che non ci sarà nessuna differenza con i precedenti conclavi e che si svolgerà tutto come se il Papa fosse morto. E’ possibile, continua Mons. Gergely, che il nuovo Papa possa insediarsi già per le festività pasquali. 

Sulla possibilità di poter vedere la fumata bianca in tempi rapidi, addirittura già nei primi di marzo, concorda anche Padre Csaba Török corrispondente della Radio Vaticana che, sempre al Magyar Nemzet, ritorna sulla non impossibile prevedibilità del gesto di Benedetto XVI il quale - per quanto inusuale possa sembrare un Conclave di fatto convocato da un Papa vivente - ha scelto consapevolmente anche la tempistica. Infatti, secondo Padre Csaba, febbraio è anche un mese spesso dedicato ai concistori specie per la non casuale vicinanza con il 22, giorno in cui i cardinali sono chiamati a Roma per celebrare la solennità della Cattedra di San Pietro. Padre Csaba torna anche sul gesto delle dimissioni che non sarebbero assolutamente influenzate da nessuno né tantomeno dalla forte immagine di Giovanni Paolo II, Papa anche nella sofferenza e nel letto di morte. 

A lasciare il suo contributo sul quotidiano conservatore c’è anche László Németh ex segretario della Conferenza Episcopale Ungherese (MKPK), ora vescovo della diocesi di Nagybecskerek. In un mondo in cui in più contesti  “tutti sono attaccati al potere fino all’ultimo respiro, c’è ”-  dice il prelato - ” un uomo capace di farsi da parte quando sente che il fisico rappresenta per lui un limite sempre maggiore nell’esercizio del servizio petrino”. Allo stesso modo Mons. Németh ricorda come durante il sinodo episcopale dello scorso autunno Benedetto XVI partendo da una citazione sia stato in grado di parlare a braccio e senza appunti per circa un’ora con frasi “belle e sagge”. A tal proposito la redazione del Népszava ricorda come Joseph Ratzinger sia anche principalmente un erudito che ha passato i suoi anni migliori a Ratisbona insegnando teologia dogmatica, vivendo solo per i suoi studi anche da Papa, lui che con la sua straordinaria cultura parla correntemente l’italiano, l’inglese, lo spagnolo, oltre che ovviamente il latino e il greco antico. Il Népszava non tralascia gli scandali - Vatileaks e pedofilia dei preti su tutti - che hanno interessato la Chiesa sotto il suo pontificato e che sarebbero, secondo il quotidiano, tra le cause principali della “rinuncia” papale.
  
A pensarla così è anche András Máté-Tóth, teologo già preside della facoltà di Scienze Religiose presso l’università di Szeged, intervistato dal Népszabadság. Secondo il teologo, “la decisione del Papa non è dettata esclusivamente da un indebolimento dello stato di salute e tuttavia negli ultimi tempi molti erano i segni che lasciavano presagire al ritiro in un isolamento di teologia e preghiera”.  Máté-Tóth fa notare come tutto sommato fin dall’inizio del pontificato era chiaro che non sarebbe stato Benedetto XVI ma il suo successore ad imprimere una svolta significativa nella vita della Chiesa. Lo studioso affronta quindi il tema della successione sottolineando come “è sempre più difficile giustificare la scelta di un Papa europeo” specie in un contesto mondiale in cui ”il centro gravitazionale della Chiesa si è spostato negli ultimi decenni sull’Africa e sull’America Latina”. Un Papa venuto da questi continenti sarebbe comunque un unicum anch’esso considerando che è sempre stata l’Europa a dare i natali  ai successori di San Pietro.  Con un Papa extraeuropeo poi  si avrebbe tanto il rinvigorimento del dialogo tra le chiese cristiane quanto il ritorno in agenda di  temi come il celibato dei preti e tuttavia - conclude Máté-Tóth - nemmeno questo potrebbe bastare per una definitiva apertura liberale della Chiesa cattolica.  

La stampa ungherese non è da meno nell’esercizio del totonomine Oltretevere. I nomi che si fanno sono un po’ gli stessi  e vanno dal nigeriano Arinze, al canadese Ouellet, all’ ex patriarca di Venezia e ora arcivescovo di Milano Scola. La vera notizia è che tra i papabili c’è anche il primate d’Ungheria, ossia il cardinale Péter Erdő (61 anni a  giugno) ormai al suo secondo conclave e per la seconda volta tra i più giovani dell’organo elettore.  In realtà fonti autorevoli come l’agenzia di stampa austriaca APA, Newsweek – in un suo studio di qualche anno fa – e persino il colosso dei bookmaker britannici William Hill segnalano il cardinale ungherese, che presiede peraltro il Consiglio delle Conferenze Episcopali europee, saldamente tra i primi dieci porporati con maggiori possibilità di elezione.   Intanto la Chiesa ungherese si organizza nella preghiera anche comunitaria come è successo a Székesfehérvár , come riporta il portale cattolico Magyar Kurír, dove i fedeli si sono riuniti per  un Te Deum di ringraziamento per l’operato di Benedetto XVI.

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