domenica 30 giugno 2013

UNGHERIA OSSERVATA SPECIALE: L’UNIONE EUROPEA E IL RAPPORTO TAVARES

L’approvazione della nuova Costituzione ungherese nell’aprile del 2011, gli emendamenti alla stessa, in particolare la legge sulla quarta modifica in vigore dallo scorso 1° aprile (leggi a tal proposito un precedente intervento pubblicato su DIPEO), insieme a tutta una serie di settori tra cui la disciplina dei media e l’indipendenza del potere giudiziario, sono oggetto ormai da tempo dell’attenta vigilanza del Consiglio d’Europa, della Commissione di Venezia e dell’Unione Europea. 
In queste ultime settimane si stanno concentrando le pronunce e le votazioni da parte dei rispettivi organi assembleari dei lavori conclusivi svolti in seno alle suddette istituzioni. Lo scorso 14 giugno si è pronunciata infatti la Commissione di Venezia e dopo solo cinque giorni è stata la volta della Commissione libertà civili, giustizia e affari interni (LIBE) del Parlamento europeo. Lo scorso 25 giugno si è infine discusso e votato sull’Ungheria all’ Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Nel frattempo il governo di Viktor Orbán ha approvato a metà mese quella che sará la quinta modifica della Costituzione il cui testo è già stato presentato al Parlamento magiaro che dovrebbe adottarlo nell’autunno prossimo. La modifica è stata resa necessaria dalla pressione esercitata dalle citate istituzioni ed in particolare dall’ UE. Nei prossimi interventi analizzeremo tutti questi aspetti partendo proprio dai dibattiti in seno all’Unione, visto anche che la prossima settimana il Parlamento di Strasburgo sarà chiamato a votare un testo abbastanza critico nei confronti dell’Ungheria approvato dalla Commissione LIBE. Al dibattito prenderà parte il Primo ministro Viktor Orbán in persona che già in primavera aveva annunciato la sua presenza per l’occasione.  Il caso ungherese darà la possibilità anche di discutere la creazione in seno UE di un meccanismo volto a far rispettare efficacemente i valori contenuti nei Trattati.

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venerdì 14 giugno 2013

STOP ALLA PROCEDURA DI DEFICIT ECCESSIVO. BRUXELLES PROMUOVE (CON RISERVA) L’UNGHERIA. I NUMERI, I DATI, LE REAZIONI.

Olli Rehn annuncia la fine della procedura d'infrazione per 5 paesi UE
Difficile che l'edizione straordinaria di un telegiornale porti una buona notizia, ma quella annunciata nel primo pomeriggio dello scorso 29 maggio dal primo canale della televisione pubblica ungherese era fortemente attesa da Viktor Orbán e dal suo governo. In parte la notizia era già stata anticipata da un “cinguettio” (vedi seconda foto) inviato in mattinata dal Commissario magiaro all’occupazione e agli affari sociali dell’Unione László Andor. La Commissione Europea ha proposto ufficialmente al Consiglio di sospendere le procedure di infrazione per disavanzo eccessivo cui l’Ungheria era sottoposta da nove anni (leggi il testo inglese della decisione qui), in pratica fin dalla sua adesione all’UE (maggio 2004). Il provvedimento riguarda oltre all’Ungheria anche Italia, Lettonia, Lituania e Romania. Contestualmente il Consiglio su sollecitazione della Commissione voterà l’avvio delle stesse procedure per Malta e registrerà inoltre che il Belgio non si è dimostrato attivo nell’adottare misure volte a ridurre il disavanzo eccessivo. In verità, come ricorda il memo della Commissione datato 29 maggio, attualmente sono solo sette i paesi virtuosi (ora saliti a undici) in grado di mantenere il rapporto deficit-Pil sotto la soglia del 3%, tra cui Germania, Estonia, Finlandia e Bulgaria. Il testo della "Raccomandazione per una decisione del Consiglio sull'abrogazione della decisione 2004/918/EC sull'esistenza di un deficit eccessivo per l'Ungheria" verrà discusso ed esaminato fra meno di un mese dal Consiglio per poi essere  definitivamente approvato dall'Ecofin di luglio.
Nel documento (leggi qui il testo in ungherese o in inglese) viene riassunto il percorso degli ultimi nove anni del paese sotto procedura di deficit eccessivo con tutte le date delle ripetute proroghe dei piani di rientro decise dal Consiglio: 2006,2009,2011. Il raggiungimento del valore del 3% del Pil ottenuto già nel 2011 era stato ritenuto pressoché fittizio perché basato troppo su provvedimenti eccezionali e non su di una correzione sostenibile e strutturale prevedendo lo stesso per l'anno successivo. Le ultime valutazioni del Consiglio precedenti quelle sulla situazione attuale riguardano lo scorso anno. Il 2012 ha rappresentato per l'Ungheria un punto di potenziale svolta ma anche di rischio reale di ricaduta nel baratro come dimostra la sospensione dal marzo al giugno di quell'anno del Fondo di coesione. La fiducia degli organismi dell'Unione dimostra di dipendere esclusivamente dalla credibilità e dall'affidabilità della raggiunta soglia del 3% da confermare con il mantenimento di un buon margine di sicurezza. Ciò si è verificato nella seconda metà dell'anno quando nonostante i dati ufficiali del mese di ottobre prevedessero un dato compreso tra il 2,5% e il 2,7%, il rapporto si è attestato all' 1,9% del Pil. Questo grazie ad un accertato ed effettivo impegno del governo ungherese in tre campi: entrate garantite dall'aumento delle imposte dirette e dei contributi sociali per un valore del 1,75% del Pil, maggiore controllo della spesa sociale per un valore dello 0,75% e forti limitazioni nella sfera pubblica come il congelamento dei salari nominali in diversi settori pari allo 0,25%.
Il documento della Commissione riporta infine quelli che sono stati i dati determinanti per la sospensione della procedura di infrazione. Inizialmente il Programma di convergenza ungherese 2013 prevedeva il rapporto deficit-Pil al 2,7% per l’anno in corso e per il 2014 laddove per gli stessi periodi le “previsioni di primavera per il 2013 della Commissione” (Spring Forecast) si aspettavano rispettivamente il 3% e il 3,3%, in patente violazione dei Trattati. Lo scorso 13 maggio una ulteriore e necessaria manovra correttiva da parte del governo Orbán ha definitivamente indotto l’organo presieduto da Barroso a riconsiderare le proprie stime ai valori virtuosi del 2,7% e del 2,9% del Pil per il 2013 ed il 2014. Significativi trasferimenti di capitali derivati da misure "una-tantum" come l'abolizione dell'obbligatorietà del sistema pensionistico privato hanno poi avuto il merito di ridurre quello che è un altro importante indicatore, il rapporto debito pubblico - Pil, la cui soglia fissata dall’UE è 60%, ridotto dall’ 82% del 2010 al 79,2% del 2012. Le prospettive sono anche migliori perché le previsioni sono di un 78,1% per l’anno in corso e del 77,2% per il 2014.
Il tweet lanciato dal Commissario ungherese Andor
 
La Commissione ha poi redatto un secondo testo (leggi qui il testo in ungheresein inglese) indirizzato anch’esso al Consiglio, “Raccomandazione per una raccomandazione del Consiglio sul Programma di riforma nazionale dell’Ungheria per il 2013 e sulle valutazioni del Consiglio sul programma di convergenza ungherese per il periodo 2012-2016”. Se come abbiamo visto i numeri premiano Budapest, sembrano non fare altrettanto le analisi più generali sulla situazione economica del paese. In questo secondo rapporto la Commissione riferisce sui problemi esistenti e propone soluzioni anche alla luce dei programmi ufficiali del governo magiaro.  Rileva ad esempio che il peso del Consiglio di Bilancio (Költségvetési Tanács) non è ancora proporzionato alle sue effettive competenze derivanti ad esempio dal diritto di veto che esso ha nel processo di approvazione del bilancio annuale. Le autorità ungheresi sono pertanto chiamate a coinvolgere in maniera più vincolante detto organismo cosa che gioverebbe alla credibilità e alla solidità della loro azione in tema di gestione del bilancio e di rispetto dei parametri UE. Difficoltà emergono anche nel settore finanziario precisamente nel sistema dei prestiti dove le iniziative governative per ridurre l'indebitamento del sistema bancario hanno avuto effetti negativi proprio sui profitti delle banche rendendo di conseguenza più rigide le condizioni del credito. Uno dei problemi principali del settore resta il deterioramento del portafoglio crediti cui si associa il numero crescente dei crediti non performanti. Il Governo viene sollecitato a lavorare sulla creazione di un sistema di tassazione stabile volto ad evitare effetti distorsivi specie per le aziende. L'introduzione di imposte "ad hoc" per singoli settori aumenta i gravami fiscali sostenuti dalle società. Le misure di abbassamento dei costi delle bollette e delle tariffe poi (rezsicsökkentés) non sembrano avere per ora influito positivamente sul calo dei consumi energetici. In questo campo, nonostante l'Ungheria stia bene operando nell'integrazione con i paesi confinanti, resta preoccupante, secondo Bruxelles, l'assenza di indipendenza dell'autorità di regolamentazione energetica nella scelta delle tariffe. Negativi i dati sull'occupazione anche se si è tornati ai livelli pre-crisi del 2008. Le basse quote di occupati e di partecipazione al mercato del lavoro sono strettamente correlate. Nell'ultimo decennio la disoccupazione è aumentata dall'11% del 2001 al 28,1% del 2012. La quota dell'occupazione femminile è bassa e praticamente immobile. I piani di aggiornamento e formazione  finalizzati all'inserimento nel mondo del lavoro non sono ancora accessibili a tutti e la partecipazione a programmi come a quello comunitario di apprendimento permanente (Lifelong learning) è tra le più basse dell'Unione. La situazione sociale è in via di peggioramento con il 31% della popolazione a rischio povertà o esclusione con alte percentuali di chi soffre privazioni materiali. Quanto al settore degli investimenti il quadro generale è in via di deterioramento da tre anni a causa di provvedimenti restrittivi per gli operatori, specie gli investitori stranieri. Sebbene il programma governativo di alleggerimento della burocrazia Stato Semplice (Egyszerű Állam) preveda 114 misure per uno sgravio del peso dell'amministrazione pari a 500 miliardi di fiorini (1.7 miliardi di euro), l'attuazione dei relativi provvedimenti è in forte ritardo. Il livello di competizione negli appalti pubblici è ancora molto basso e sono scarsi anche i risultati della lotta alla corruzione (in rilievo su tutti law-enforcement e finanziamenti ai partiti) e dell'implementazione del relativo programma governativo datato ormai maggio 2012, il Magyary Program. Resta molto da fare ancora nel settore dell'istruzione dove per quanto il numero degli abbandoni degli studi sia ormai sensibilmente ridotto, occorre adeguare alla media regionale ed europea il tasso di inserimento scolastico degli studenti svantaggiati onde evitare ogni tipo di squilibrio e diseguaglianza sociale.

La Commissione si era già pronunciata di recente sulla situazione macroeconomica ungherese quando il 10 aprile scorso aveva pubblicato un esame approfondito, in-depth review, (leggi qui il testo in ungheresein inglese )  al Parlamento, al Consiglio e all'Eurogruppo nel quadro del meccanismo di allerta previsto dal regolamento UE  N. 1176/2011. Quello che emergeva allora - e che vale tutt’ora - è un contesto di forti criticità anche se non irrimediabili. Il focus di quel report verte principalmente sulla posizione debitoria internazionale dell'Ungheria. Il paese soffre forti squilibri legati alla sua posizione finanziaria netta (il cosiddetto NIIP, Net international investment position) e ad un persistente ed elevato, anche se in discesa come visto in precedenza, debito pubblico. "Gli squilibri esterni - ricorda il report di aprile - sono in calo grazie al conto delle partite correnti (in sostanza il rapporto importazioni-esportazioni) che registra un surplus per il terzo anno consecutivo e il NIIP è in costante risalita (dal -117% del 2009 al -103% del 2012) ma ancora sotto la soglia virtuosa". L'Ungheria si conferma dunque ancora paese debitore anche negli anni a venire. Sebbene i risultati delle misure di aggiustamento del governo siano tangibili, diverse politiche adottate non possono essere considerate "market-friendly" e questo contribuisce ad indebolire il potenziale di crescita del paese. I dati del debito pubblico e la bassa crescita influiscono conseguentemente a rendere il paese vulnerabile ed esposto oltremodo ai cambiamenti di umore del mercato. La fiducia degli investitori passa anche per un sistema fiscale che necessita di ritocchi specie nelle tasse ad hoc, troppo alte, che colpiscono singoli settori della produzione. 

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Il Ministro dell'Economia Nazionale Mihály Varga alla conferenza stampa

La reazione del governo ungherese alla promozione di Bruxelles è stata quasi simultanea ed è arrivata nel pomeriggio del 29 maggio per bocca del Ministro dell'Economia nazionale Mihály Varga che in conferenza stampa ha sottolineato come "il governo non ha ridotto il rapporto deficit-Pil per uscire dalla procedura di infrazione decisa a Bruxelles ma perché è un qualcosa che andava fatto indipendentemente da tutto e perché bisogna operare affinché lo stato sia n grado di finanziarsi da solo". "L'Ungheria - ha ribadito il ministro - sta in piedi da sola e non ha bisogno di ricorrere ad aiuti esteri come nel 2008 quando allo scoppio della crisi fu la prima a rivolgersi alle istituzioni internazionali". "Molti segnali - ha concluso Varga - testimoniano la ripresa ungherese: la bassa inflazione, i migliori risultati dell'economia, la bilancia commerciale in attivo, i dati dell'occupazione e ci aspettiamo per la seconda metà dell'anno una crescita più decisa".
Soddisfazione anche nei commenti dei partiti di maggioranza. Tra i primi a parlare il vice-presidente della Commissione bilancio dell’Assemblea nazionale, Imre Puskás. "L'Ungheria -  ha detto il politico del Fidesz - può rialzarsi dal banco dei somari (szégyenpad) dove l'avevano fatta accomodare i governi Gyurcsány e Bajnai con delle politiche economiche incapaci di soddisfare i parametri dell' Unione e che hanno solo portato ad un grave indebitamento". Secondo Puskás Bruxelles ha premiato le performance e gli sforzi del governo magiaro che può vantarsi di "non avere mai messo le mani nelle tasche dei cittadini". Sulla stessa linea anche il comunicato rilasciato all' agenzia di stampa pubblica MTI dall'alleato di governo minore, il KDNP, che insiste sul "dilettantismo" dei passati esecutivi rei di aver reso insostenibili le condizioni per le imprese con interessi sul credito molto elevati e con altrettanto elevati tassi di cambio tali da rendere dura la vita di chi ha fatto operazioni con valuta estera. Il KDNP ricorda come ora il rapporto deficit-PIL sia mantenuto costantemente sotto il 3% rispetto al 9% della gestione Bajnai e come l'attuale tasso della moneta del 4,5% sia imparagonabile al 9% dei tempi di Gyurcsány. 
I socialisti dell'MSZP, primo partito dell'opposizione, hanno accolto come una "buona notizia" la promozione della Commissione Europea salvo tuttavia aggiungere come siano stati "i più poveri a pagarne il prezzo negli ultimi tre anni e non i più ricchi nè tantomeno i membri del governo, tutti beneficiari delle agevolazioni sull'imposta sul reddito". Tibor Szanyi, membro della presidenza dell'MSZP, quasi smentendo le voci che da più parti della maggioranza si levano spesso contro i presunti doppiopesismi che discriminano l'Ungheria, ha portato la proposta della Commissione come un esempio di imparzialità di giudizio e di stretta attinenza ai soli dati degli indicatori economici in sede di valutazione di un paese da parte degli organi dell'Unione. Sulla proposta della Commissione Szanyi poi non risparmia una critica al fatto che sarebbe preferibile che l'Unione facesse le sue analisi economiche a cadenza annuale piuttosto che trimestrale in modo tale da lasciare più ampio spazio di manovra ai singoli governi. Tornando alle polemiche domestiche il politico socialista ha riferito che si sarebbe congratulato con gli ungheresi piuttosto che con un governo che per rientrare nei giusti parametri del deficit ha sottoposto il paese ad una cura di 3 mila miliardi di fiorini di restrizioni. Tra gli auspici dell'MSZP figurano una ripartizione sociale più equa del peso dei costi sostenuti per mantenersi sotto la soglia del 3%, la diminuzione delle tasse ad-hoc, la ripresa della crescita economica, il rifiorire degli investimenti e misure di tassazione delle transazioni finanziarie per puri scopi speculativi. 
Sono concordi nel far notare come ogni "festeggiamento" sia fuori luogo l' Együtt 2014 di Bajnai e il DK di Gyurcsány. Il deputato indipendente, in quota E2014, Gábor Scheiring definisce la politica economica dell'attuale governo "crudele e disumana", una politica per cui il potere d'acquisto degli stipendi vale sempre meno, i sussidi diminuiscono e l'educazione dei figli è sempre più difficile. Quello che poi per il vice-presidente di DK Tamás Bauer altro non è che un regalo di compleanno della Commissione europea per il terzo anno dell'esecutivo di Orbán, non può far passare sotto silenzio come in Ungheria siano state messe in pericolo sanità, istruzione e sostegno a disoccupati e invalidi. 
Sulle difficoltà della sfera sociale conviene anche uno dei leader di LMP, formazione politica indipendente ed ecologista, András Schiffer che si augura venga colta ora l'occasione di porre fine ai sacrifici ed alle restrizioni che il popolo ungherese patisce da ormai 25 anni per colpa di governi di ogni colore politico. Per lo JOBBIK, partito di opposizione di estrema destra è necessaria una svolta radicale che porti sviluppo all'Ungheria e che abbia come basi la manifattura nazionale, una politica delle acque responsabile, il rilancio dell'estrazione di materie prime, l'agricoltura e il turismo.
Orbán commenta le decisioni di Bruxelles

Viktor Orbán parla solo il giorno successivo e lo fa ad un forum economico organizzato dalle fondazioni Századvég, Széll Kálmán e dalla casa editrice Heti Válasz Kiadó dal titolo ”Il modello ungherese nell'Europa in trasformazione. Di fronte ad una platea di circa trecento persone, tra cui anche l'ex-premier spagnolo Aznar, con tono indubbiamente soddisfatto e orgoglioso ha riassunto così gli ultimi tre anni di governo :"Ci sono stati momenti di frequenti successi ma anche di occasionali cadute, momenti in cui il governo ha avuto idee inaspettatamente brillanti come anche idee che non si sono rivelate poi tali". "Tuttavia - ha continuato Orbán - tutto si può dire del governo ma non che non abbia riportato alla luce del sole quel paese che i socialisti avevano spinto nella fossa." Richiamando poi il programma elettorale del FIDESZ e la vittoria del 2010 ha confermato che "è venuta per il mondo l'epoca della trasparenza, in cui niente più è nascosto, non lo è la costituzione, non lo è la mano del mercato, non lo sono le leggi".Tradendo una malcelata fierezza il leader del FIDESZ ha ricordato come ora "l'Ungheria vive grazie ai propri soldi e non grazie ai soldi di altri, cosa altrimenti vergognosa" e questo perché uno dei primi atti dell'esecutivo è stato quello di concludere in modo ordinato la collaborazione con il Fondo Monetario Internazionale. "Loro sono andati a casa, noi siamo rimasti", ha ironizzato ribadendo che il paese ora si finanzia direttamente sul mercato e che nel quadro europeo rappresenta una delle economie più promettenti del futuro prossimo. Nel discorso non privo di visioni più ampie - come spesso capita nei discorsi di Orbán - trova spazio anche un cenno alla sua idea di Europa, un'Europa federale, un'Europa dove le nazioni non possono essere dissolte, un'Europa che non può diventare un impero fatto di province altrimenti costrette a confrontarsi con continue ingiustizie.

fonti: hirado.hu, kormany.hu, europa.eu

martedì 4 giugno 2013

4 GIUGNO. GIORNATA DELLA COESIONE NAZIONALE. DALLA VERGOGNA DI TRIANON ALLA FESTA DELL’IDENTITA’ MAGIARA

Il logo ufficiale della giornata della Coesione Nazionale
"Noi, membri del Parlamento della Repubblica Ungherese, noi che crediamo che Dio è il Signore della storia"...così esordisce uno dei primi atti dell'attuale ciclo parlamentare a maggioranza conservatrice, la legge XLV del 2010 che istituisce la giornata della Coesione Nazionale (Nemzeti Összetartozás Napja). La tempistica dell'approvazione del provvedimento, recante data 31 maggio 2010, è significativa e degna di menzione. Solo due giorni prima Viktor Orbán ha giurato di fronte all'assemblea per il suo secondo mandato di Primo Ministro. Il 26 invece il nuovo parlamento ha già modificato la legge sulla cittadinanza. Fin dall’inizio della legislatura è chiara dunque l’impronta che il nuovo esecutivo, forte peraltro di una maggioranza dei 2/3, vuole imprimere nella società ungherese. Quella di Orbán è quasi una missione, e il potere evocativo di una legge quale quella “sulla testimonianza della Coesione Nazionale” (questo il titolo preciso della legge) vale più di un intero programma di governo. La visione è quasi mistica, propria di una destra che vuole fondare la sua azione sugli elementi che storicamente più la caratterizzano: definizione di cittadinanza, terra patria, sentimento nazionale. Orbán sente forte il peso di una vocazione che per lui vuol dire adoperarsi per la nazione ungherese e l’argomento scelto per questo compito è il più adatto a compattare il popolo magiaro: il Trattato di Trianon del 1920.

Satira sulle mutilazioni territoriali ungheresi (vere) e francesi (false)

Il Regno d’Ungheria, parte integrante dell’Impero Austro-Ungarico, e per questo anche membro della Triplice Alleanza, esce sconfitto dalla prima guerra mondiale. Il tavolo dei vincitori riuniti a Versailles decide di trattare separatemante le condizioni post-belliche di Turchia, Bulgaria, Germania, Austria e Ungheria ed è proprio quest’ultima l’oggetto esclusivo del Trattato di Trianon. L’Ungheria subisce pesanti mutilazioni territoriali. La popolazione, secondo i dati dell’epoca, passa da 18 milioni a 7,6 milioni di abitanti. In particolare la popolazione di lingua ungherese che viene a trovarsi oltre-confine è pari a 3,2 milioni. Nonostante a guidare la redazione dei trattati di pace sia il principio di nazionalità, questo non sembra valere per la nazione magiara che esce fortemente penalizzata dalle decisioni dei “quattro grandi” (USA, Francia, Inghilterra, Italia). Da allora in avanti Trianon rappresenterà una tristissima pagina di storia, una vergogna nazionale, un “vulnus” insanabile per generazioni di ungheresi, specie di quelli oltre-confine, ma allo stesso tempo un simbolo in grado di unire idealmente ogni ungherese lontano dalla madrepatria.

Non a caso dunque il parlamento istituendo la giornata della Coesione Nazionale ha scelto di farla coincidere con il 4 giugno, giorno della firma del Trattato di Trianon, espressamente definito dal legislatore un “diktat-di-pace” (békediktátum). Così si legge sul sito ufficiale del Governo dedicato a questa commemorazione con toni carichi di orgoglio e suggestione: “Nel ricordarci per sempre di questa tragedia nazionale, mantenendo allo stesso tempo davanti agli occhi le nostre responsabilità storiche, questo giorno del ricordo nato in memoria di un lutto ci rende allo stesso tempo la possibilità di mostrare come nonostante le potenze straniere abbiano potuto separarci in un momento storico tempestoso, non siano però riuscite a privarci delle nostre radici culturali, della nostra lingua comune, della nostra appartenenza nazionale. Anzi, la nostra comunità nazionale seppur divisa da confini di stato è un tutto indivisibile.” A ribadire il senso di queste parole anche il Ministro della Pubblica amministrazione e della Giustizia Tibor Navracsics che intervenendo alla trasmissione radiofonica domenicale Vasárnapi Újság dell’emittente pubblica Kossuth Rádió ha sottolineato come “dipende solo da noi l’elaborazione del trauma di Trianon”.”Ci sarà sempre – ha continuato il Ministro – chi dirà che non riusciremo mai ad elaborare questo trauma e che saremo sempre costretti a confrontarci con esso, che la nazione ungherese è perdente, in declino e che niente potrà mai riuscirle nel bacino dei Carpazi. Se non crediamo in noi stessi allora daremo ragione ai nostri avversari. La nazione è riuscita sempre a rialzarsi. E’stato così tra il 1920 ed il 1938, dopo il 1945, dopo il 1956 e anche dopo il 1990”.

Un luogo simbolo dell'ungheresità. Il pellegrinaggio di Csíksomlyó in Romania
Una lettura più approfondita della legge sulla Coesione Nazionale (leggi qui il testo integrale) dimostra come restino tuttora irrisolti tutti “i problemi di natura politica, economica, giuridica e psicologica” derivanti dal Trattato del 1920.  E’ per questo che il Parlamento vincola sé stesso ad un dovere quasi naturale, quello di “operare - si legge nel preambolo – nel senso di un futuro pacifico per i popoli e per le nazioni del bacino dei Carpazi basato sulla comprensione e sulla cooperazione riunificando nel contempo un’Europa ancora divisa dalle tragedie del XX secolo”. Dal testo traspare poi un senso di profondo rispetto nei confronti di quelle “donne e uomini che nel corso degli ultimi novanta anni hanno sofferto, per il loro essere ungheresi, svantaggi e offese ed in modo particolare il ricordo va a coloro che hanno sacrificato la propria vita in nome della loro identità nazionale”. Il loro contributo è stato fondamentale per il rafforzamento dell’”ungheresità” (magyarság) che è stata in questo modo capace di superare le tragedie successive. La legge riconosce che tutte le soluzioni finora praticate per risolvere le questioni aperte dal “diktat” di Trianon hanno prodotto fallimenti. Così è stato per “l’intervento delle potenze straniere atto a modificare le frontiere come pure per le azioni volte a liquidare l’identità nazionale in nome dell’ideologia internazionalista”. Il vero punto di partenza, dispone il secondo paragrafo della legge, “è la libertà individuale  - che sottintende la scelta per la propria identità nazionale  - unita al diritto di autodeterminazione interna”. Tutto questo nel quadro delle norme del diritto internazionale e dei principi di democrazia e di rispetto delle sovranità dei singoli stati. Tuttavia il Parlamento ungherese dichiara la propria “condanna verso i tutti i tentativi di assimilazione delle nazionalità presenti come minoranze” in stati territoriali diversi dall’ Ungheria. “L’Assemblea Nazionale - recita poi il terzo paragrafo – conferma il suo impegno nella cura e nel mantenimento delle relazioni tra i membri e le comunità della nazione ungherese  così come nella promozione delle normali esigenze di autonomia di tutte le comunità e di tutte le loro espressioni così come si fondano sulla pratica accettata in Europa”.
La Casa dell'Ungheresità (Magyarság Háza) - a sinistra

La Casa dell'Ungheresità (Magyarság Háza) - interno

Uno dei luoghi principali della giornata sarà la Casa dell’Ungheresità (Magyarság Háza) dove bambini ungheresi provenienti anche da oltre-confine inaugureranno in mattinata alla presenza del sottosegretario responsabile per le politiche nazionali Zsuzsanna Répás una loro creazione simboleggiante la Coesione Nazionale. La Casa dell’Ungheresità situata nella suggestiva piazza della Santissima Trinità di fronte alla chiesa di Re Mattia è stata recentemente restaurata e si propone di essere il luogo dove per eccellenza si curano tutte le iniziative a sfondo culturale volte a sollecitare le relazioni magiare-magiare (magyar-magyar) così da rafforzare e promuovere l’identità nazionale soprattutto nelle giovani generazioni. L’organizzazione della giornata della Coesione Nazionale gode del patrocinio del Governo e di due fondazioni impegnate nella promozione della cultura ungherese, la Fondazione Gábor Bethlen (che gestisce un proprio fondo omonimo finanziato dallo stato) e l’Associazione Rákoczi. La giornata ha anche una sua colonna sonora, un vero e proprio inno, il Canto della Coesione (Összetartozás Dala), composto dal giovane jazzista Bálint Bársony e che è accompagnato da un videoclip (guarda) che è stato presentato di recente in una conferenza stampa (guarda) lo scorso 22 maggio all’ Akvárium Klub.
Sul sito ufficiale della giornata c’è anche una pagina (leggi qui) dedicata ad un elenco in cui vengono riportati tutti gli ungheresi illustri (politici, scrittori, compositori, artisti) che sono nati al di fuori dei confini attuali dell’Ungheria, i cosiddetti “nati nella patria carpatica” (Kárpát-haza szülöttei).

Consulta qui il sito ufficiale del Governo dedicato alla giornata della Coesione Nazionale. 

Fonti: hirado.hu, kormany.hu, mkogy.hu